Parco Polì – percorso botanico area ovest

Il Parco Polì (o Parco di via Cavour) di Novate Milanese, delimitato da via Brodolini a ovest (a partire dalla rotonda del Cimitero Monumentale) e da via Cavour a nord, è un parco con una superficie di oltre 80 000 mq. Racchiude al suo interno il Complesso Sportivo Polì (piscine e palestra).

Qui descriviamo il percorso botanico dell’area del parco a ovest del complesso Polì. Un ulteriore percorso botanico ne descrive l’area a est e a nord (vedi la mappa qui sotto).

L’area ovest del parco comprende più di 110 alberi suddivisi in 16 specie diverse, oltre ad alcune specie arbustive. Per quanto vi sia un numero limitato di specie, queste ne includono alcune ornamentali non comuni nei parchi e nei giardini (quali Acero dell’Amur; Albero delle lanterne cinesi; Farnia fastigiata).

Al suo interno, a nord, si trova il cosiddetto Frutteto Fiorito, non incluso in questo percorso in quanto è un’area meritevole di trattazione a sé.

A sud-ovest dell’ingresso principale del Complesso Polì, opposto al Cimitero Monumentale, si trova un capiente parcheggio, con alberi piantumati sia sui lati che nell’aiola centrale.

Il percorso botanico inizia proprio dal parcheggio, all’inizio della rampa del ponte ciclo-pedonale che passa sopra via Brodolini.

Percorso

Divisione del Parco Polì nei due percorsi botanici dell’area ovest e dell’area est-nord e percorso dell’area ovest.

Mappa Poli divisione est ovest ridotta.JPG Percorso Polì ovest ridotto.JPG

Iniziamo il percorso botanico partendo dal bell’esemplare di Bagolaro (Celtis australis ) foto1, posto a sinistra del cancello di ingresso del Complesso Polì.

Il Bagolaro è un albero molto utilizzato nelle alberature stradali e nei parchi, è resistente ai parassiti e non presenta particolari problemi di crescita nel clima urbano. E’ un albero a foglia caduca, originario del bacino del Mediterraneo. Le sue bacche nere sono molto appetite dagli uccelli.

Foto 1
Entrati nel parco, prendiamo la stradina a sinistra e ci portiamo alla scaletta (che conduce sulla rampa del ponte ciclo-pedonale) sul cui lato sinistro vediamo 3 Farnie e su quello destro altre 4 Farnie, tutte della varietà fastigiata, cioè a sviluppo verticale (Quercus robur fastigiata) foto2 a fianco (con particolare delle foglie).
La Farnia è la quercia comune; insieme al Rovere è una delle grandi quercia autoctone della Pianura Padana. Purtroppo è una specie che nel clima urbano va soggetta sia a malattie fungine (mal bianco) che ad attacchi di insetti, inclusa la formazione delle galle a seguito delle punture di vespe parassite.

La varietà fastigiata offre una crescita colonnare e quindi permette di utilizzare la Farnia in spazi ristretti, quali le alberature stradali.

Passiamo oltre la scaletta e, sempre sul lato sinistro della stradina, leggermente sopraelevati, troviamo 4 Aceri Dell’Amur (Acer ginnala) foto 3, a fianco (con particolare delle foglie e dei frutti). E’ un Acero ornamentale asiatico poco diffuso, con le foglie poco lobate e anche non lobate, che non richiamano quelle delle nostre specie autoctone. Comunque la presenza di foglie opposte (2 foglie ad ogni nodo fogliare) e i caratteristici frutti (frutti secchi – samare – a forma di elica, con due ali per permettere ai semi di “volare” lontano dalla pianta madre) rendono inconfondibile l’assegnazione di questa specie al genere Acer. D:\000 UTE\000000 corso e progetti alberi 2016 17 maggio 16\0000 doc finali\Immagine1.jpg
Dopo un’altra Farnia fastigiata segue una Farnia dal portamento diverso rispetto a quelle vicine: in origine anch’essa fastigiata (lo si riconosce dai residui dei rami nella parte bassa del tronco, asportati dalle potature), ora appare revertita alla specie tipica selvatica, cioè con rami non verticali e con chioma allargata, foto 4, a fianco.

Il filare di Farnie fastigiate prosegue con altri 6 alberi, allineati con via Brodolini.

Proseguendo sul vialetto , sempre a sinistra , troviamo inizialmente 4 Gelsi Bianchi nella varietà pendula (Morus alba pendula ) foto 5 e 6. Alberello molto ornamentale con i rami penduli che, se non potati, scendono fino al suolo. I rami penduli vengono innestati sul tronco di un gelso normale, quindi verticale.

Il Gelso Bianco, appartenente alla stessa famiglia del Fico, produce frutti (more) molto dolci ed eduli, di colore rosato o bianco.

Foto 5 e 6
Foto 7 Vediamo quindi 1 Gelso Bianco, foto 7, anche lui pendulo in origine ma ora dall’aspetto decisamente diverso e poco estetico. E’ un Gelso nel quale il portainnesto (il tronco su cui erano stati innestati i rametti penduli) ha emesso grandi rami, che si dirigono verso l’alto come nella specie selvatica e che hanno preso il sopravvento sui deboli rametti penduli. Il risultato è un albero dal portamento innaturale. La potatura subita, eseguita senza tener conto del cambiamento, ha prodotto un brutto albero, poco ornamentale, soprattutto in inverno/primavera quando spoglio delle foglie.

A seguire ancora 1 Gelso Bianco pendulo e quindi un altro Gelso Bianco ex pendulo, che si presenta come il revertito al selvatico qui sopra descritto.

All’interno del prato, sulla collinetta dietro ai Gelsi, si trovano 2 Aceri Campestri (Acer campestre), foto 8. Piccolo albero con foglie lobate tipiche degli Aceri autoctoni, è originario dell’Europa. E’ diffuso in Italia anche in pianura. Foto 8
Foto 9 Nel prato sul retro del supermercato e della recinzione della ditta attigua, partendo da via Brodolini incontriamo due cespugli di Abelia, arbusto a fiori primaverili rosa-rossi (in primo piano) e 1 Acero di Monte o Pseudoplatano (Acer pseudoplatanus), foto 9. Questa è un altro Acero autoctono, con le foglie, come dice il nome scientifico, che ricordano “vagamente” quelle del Platano (i lobi delle sue foglie non sono appuntiti come quelle del Platano e dell’Acero Riccio).
All’interno della macchia formata dall’Abelia e dall’Acero di Monte, si notano arbusti sviluppati di Poligono Giapponese (foto a fianco), un’infestante invadente che andrebbe controllata estirpandola dal terreno in quanto, se tagliata, sviluppa nuove piante da piccoli segmenti di fusto lasciati sul terreno. Il taglio dell’erba, lasciando residui, contribuisce alla diffusione di questa pianta aliena. Si sono notate inoltre numerose piante di Poligono Giapponese nell’area del supermercato e nella parte alta della rampa ciclo-pedonale che passa sopra via Brodolini.
Verso il muro di cinta della ditta, notiamo 1 Ontano nero (Alnus glutinosa ) foto10 a-b, isolato rispetto agli altri alberi. L’Ontano Nero è un alberello che cresce in Italia dalla pianura alla media montagna. Tipici di tutte le specie di Ontani sono i frutti che ricordano delle piccole pigne di Conifere (foto 10b), benché siano specie a foglia larga, non aghifoglia, e caduca d’inverno. Foto 10 a – b

Quindi seguono due file di 27 Aceri Dell’Amur, sempre lungo il muro di cinta e 1 Fico Domestico (Ficus carica), probabilmente da seme.

Tutti gli Aceri dell’Amur di questa zona (foto 11 a – b) hanno subito una potatura radicale e incontrollata che ne ha danneggiato non solo la forma e l’estetica ma anche il normale sviluppo. Sono state “martoriate” da mano inesperta con lo scopo (si deduce) di ridurne drasticamente il volume vegetativo.

Considerazione: acquistare e piantare Aceri esotici, più costosi di quelli autoctoni, per poi rovinarli, non è ne una buona pratica economica e neppure una buona gestione del verde pubblico.

Foto 11 a – b

Davanti a queste due file di Aceri dell’Amur incontriamo un gruppo di 7 Aceri Ricci o Platanoidi nella varietà Crimson King (Acer platanoides var. Crimson King) foto12, altro Acero autoctono, nella varietà a foglie rosso scuro. Seguono, intervallati, 4 Ontani Napoletani, specie con le foglie e l’aspetto diversi dal già descritto Ontano Nero ma con i frutti simili, a forma di piccola pigna, e 5 Aceri Campestri.

Qui sotto: foglie e samare dei 3 Aceri autoctoni presenti nel nostro percorso botanico:

Figura 12

Foto 13 a – b

Girato l’angolo, sull’altro lato del muro di cinta della ditta, prossimi al lato ovest del Frutteto Fiorito, si alternano 10 Cipressi di Leyland (x Cupresscyparis leylandii ), ibrido apparso in un vivaio inglese dall’incrocio naturale di un Cipresso (genere Cupressus) con una specie simile (Chamaecyparis), e 17 arbusti di Alloro (Laurus nobilis), foto 13 a – b .

Anche per tutti questi alberi e arbusti vale quanto sopra scritto per i tagli drastici agli Aceri dell’Amur. Qui le piante sono state ancor più martoriate, con monconi di grossi rami che nessun potatore, seppur minimamente esperto, lascerebbe mai.

Questi grossi tagli sui Cipressi sono ancor più gravi rispetto a quelli subiti dagli Aceri, in quanto le Conifere reagiscono male alle potature drastiche, non riuscendo più a generare nuovi rami per tornare ad una forma almeno apparentemente tipica della specie.

Il percorso si ferma di fronte al Frutteto Fiorito, un’area del parco particolarmente interessante, pur se trascurata e decadente, che sarà oggetto di descrizione a parte. Questo è dovuto alla ricca presenza di specie ornamentali da fiore appartenenti alla famiglia delle Rosaceae (quali diverse specie di ciliegi da fiore giapponesi; albicocco da fiore; meli ornamentali purpurei; Biancospino) che, così concentrati e con fioritura varia nelle forme e nel tempo, non si trovano in altri parchi di Novate e conseguentemente non possono essere descritte in poche righe.

Ripercorrendo in senso contrario il vialetto degli Aceri e degli Ontani Napoletani, lasciandoci a sinistra l’aiola con la fontanella, incontriamo sulla sinistra 11 esemplari di Albero della Lanterna Cinese o Koelreuteria (Koelreuteria paniculata) foto14 a-b, di cui 2 nella varietà piramidale.

La Kolreuteria è un alberello di origine cino-giapponese, con foglia composta e bella fioritura a grappolo di piccoli fiori gialli seguiti dai caratteristici frutti a “lanterna” che persistono sull’albero durante l’autunno.

Foto 14 a-b

Foto 15 Nel prato più interno, rispetto alle Kolreuterie, troviamo 3 Ippocastani (Aesculus hippocastanum), foto15. Sono dei begli alberi che purtroppo vanno soggetti sia ad una malattia fungina (seccume delle foglie) che agli attacchi di insetti (bruco minatore della foglia, nel cui spessore scava gallerie che contribuiscono a far seccare la foglia). Nel nostro ambiente urbano generalmente gli Ippocastani perdono le foglie già in piena estate, a causa dei parassiti sopra menzionati.
Inoltre, tra gli Ippocastani e la recinzione del Complesso Polì, vediamo 2 esemplari di Cedro Atlantico Argentato (Cedrus atlantica glauca) foto 16, Conifera con le foglie riunite in ciuffi di 20-40 aghi, è una delle tre specie di cedri ornamentali utilizzati nei parchi e nei giardini (insieme al Cedro del Libano e a quello dell’Himalaya o Deodara). Si distingue facilmente dalle altre specie per la colorazione grigio-bluastra delle foglie.

Foto 16

Più all’interno del prato, prossimo alla recinzione del Complesso Polì, incontriamo 1 piccolo esemplare di Faggio rosso (Fagus sylvatica purpurea ) foto 17 (in primo piano), varietà ornamentale di Faggio con foglie colorate da pigmenti di colore rosso.

Foto 17

Vicino alla fontanella, andando verso il quadrato di cemento, cioè nella direzione dell’inizio del percorso botanico, troviamo 1 Castagno (Castanea sativa) foto 18. Albero sofferente in quanto poco adatto al clima urbano di pianura (è un albero montano).

Foto 18

I vialetti che portano e partono dal quadrato di cemento sono costeggiati da Lecci (Quercus ilex,), in tutto 23 esemplari (di cui 3 morti o morenti), foto 19 a – b, a fianco. Il Leccio è una quercia sempreverde originario della macchia mediterranea (quindi adattato ad un clima diverso da quello urbano di pianura).
La recinzione del lato ovest del Complesso Poli è percorsa da una siepe di Viburno lucido, foto 20, sempreverde

Si ritorna quindi, uscendo dal Parco, al Bagolaro da cui siamo partiti per seguire il percorso dell’area ovest del Parco Polì.

.Foto 20

Posted by Giovanni Regiroli

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